• programma di sala 2006/2007 (2.1 MB pdf)
galleria fotografica

RADIO:
• intervista a Ferdinando Bruni del 13 novembre 2006 a Zoe su Radio Popolare (12MB mp3)

Recensioni:
Maria Grazia Gregori su L'Unità del 15/11/2006
Sara Chiappori su Diario del 17/11/2006
Carlo Maria Pensa su Libero del 19/11/2006
Franco Cornara su La Provincia Pavese del 22/11/2006
Ugo Ronfani su Il giorno del 23/11/2006
Franco Cordelli sul Corriere della Sera del 26/11/2006
Domenico Rigotti su Avvenire del 26/11/2006
Franco Quadri su La Repubblica del 27/11/2006
Gianfranco Capitta su Il manifesto del 27/04/2008
Luca Vido su Il giorno del 27/12/2008
Ida Marinelli, Elio De Capitani, Ferdinando Bruni
Il giardino dei ciliegi
di Anton Čechov
italiano di Ferdinando Bruni
supervisione di Rosa Molteni Grieco
uno spettacolo di Ferdinando Bruni
con Ida Marinelli (Ljubov' Andreevna), Elio De Capitani (Gaev) Ferdinando Bruni (Lopachin), Elena Russo Arman (Varja) Angelica Leo (Anja), Luca Toracca (Piscik), Cristian Maria Giammarini (Trofimov) Cristina Crippa (Duniasha), Nicola Stravalaci (Epichodov), Corinna Agustoni (Charlotta Ivanovna), Fabiano Fantini (Firs) Edoardo Ribatto (Jasha)
musiche di Filippo Del Corno eseguite da Sentieri Selvaggi
luci di Nando Frigerio
suono di Jean-Christophe Potvin
una produzione TEATRIDITHALIA in collaborazione con Teatro La Nuova Fenice/Comune di Osimo e Amat

ilgiardinodeiciliegi

Un’enorme tenuta che va alla malora, un frutteto che una volta all’anno, nel mese di maggio, si copre di fiori bianchi e diventa “giardino”, simbolo di rimpianti, speranze e sogni. Ogni anno il ciclo delle stagioni si compie, e ogni anno il giardino ritorna giovane, ricomincia la sua vita. A contemplare questo miracolo per l’ultima volta, riuniti nella grande casa dell’infanzia, i personaggi della commedia non possono che scorgere su di sé, ognuno nell’altro, i segni del tempo che passa, il miracolo che su di loro non si compie, l’approssimarsi di una resa dei conti col proprio destino. Così, nell’arco di un’ultima estate, si consuma una vicenda fatta di nulla, ma che attraverso il chiacchiericcio inconsistente che copre la disperazione, attraverso pause da riempire subito di risate o di lacrime, lascia intravedere le ferite della vita che se ne va “senza averla vissuta”.

Debuttato nel 2006 con successo, vede in scena dodici attori, tra cui tutti i soci storici dell'Elfo: sotto l’attenta direzione di Bruni mettono in gioco la coralità, la sensibilità e la maturità del gruppo e delle sue singole personalità, nell’allestimento di questa commedia rarefatta, buffa e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo. Non a caso, Gianfranco Capitta su Il Manifesto ha sottolineato che «si potrebbe definire quasi una “lettura di famiglia” del capolavoro cechoviano, dentro quel salone chiuso di una casa in decadenza, destinata a implodere e venire distrutta come il Giardino del titolo».

Ferdinando Bruni, per questo spettacolo, è stato da poco insignito di due Premi Persefone 08 (Miglior scenografia e Miglior attore coprotagonista), riconoscimenti riservati ai protagonisti del teatro distintisi negli spettacoli trasmessi da Rai Due “Palcoscenico” e da Mediaset Premium.

DALLA RASSEGNA STAMPA:

Una compagnia della seconda generazione come quella di Teatridithalia ci sforna un’edizione del Giardino dei ciliegi del tutto degna degli antichi livelli ma capace di leggere nel grande testo un’atmosfera non di riporto, senza i compiacimenti di ieri, calata nella durezza senza sotterfugi di scomposte solitudini di oggi, senza idealizzare queste figure divorate dalle loro piccole meschinità nel grigio trascorrere dei giorni, in un ligneo spazio chiuso che le incatena da un atto all’altro senza uno sbocco esterno […]
Si sentiranno alla fine solo i colpi di scure che abbattono questo vanto della casa espropriata per debiti, a sottolineare un cambio d’epoca e di classi. Ma i giorni passano nell’antica stanza dei bambini percorsa da personaggi nostalgici e irresoluti, in preda ai loro tic di bislacchi che la regia passionale e rigorosa di Ferdinando Bruni sa rendere ritmicamente espressiva di un frastagliato accumulo di stati d’animo dandoci il senso di clausura di quelle parole e di quei gesti che s’infrangono contro i muri protettivi da cui tutti alla fine evaderanno verso l’ignoto, lasciando prigioniero il vecchio servo Firs, incapace di sopravvivere fuori. Degna delle storiche primedonne la splendida prova di Ida Marinelli accanto al maniacale fratello di Elio De Capitani e alla sensitiva Elena Russo Arman nella ricca collezione di caratteri di un grande emozionante spettacolo.

Franco Quadri, La Repubblica [edizione 06/07]

L'ascolto della voce di Čechov è possibile fino allo spasimo, fino a cogliere, nei suoi silenzi, il respiro, e, di essi, il ritmo. Come accade tutto ciò? È Čechov a offrirne l'evenienza non con un trucco ma, ancora una volta, con l'ascolto [della vita]: «Improvvisamente risuona un rumore lontano, che sembra venire dal cielo, simile alla vibrazione d'una corda troppo tesa che si spezza. Il suono muore lentamente». Davvero mirabile l'interpretazione di Ida Marinelli, un'attrice piuttosto sottovalutata. Ma è svagato, bravissimo anche Elio De Capitani e, con lui, ricordo Elena Russo Arman, Angelica Leo, Fabiano Fantini, Vittorio Attene e Corinna Agustoni.

Franco Cordelli, Corriere della Sera [edizione 06/07]
Teatro Storchi, Modena 27-30 novembre 2008
Teatro Nuovo, Mirandola 1 dicembre 2008