22 novembre 2006, La Provincia Pavese
Il giardino dei ciliegi, asciutto e profondo nella messa in scena del Teatro dell’Elfo
di Franco Cornara

MILANO. Una famiglia aristocratica, governata da una madre autoritaria, si ritrova nella tenuta d'origine a prendere atto della propria rovina finanziaria e ad assistere alla vendita del tesoro familiare più prezioso, almeno nella memoria: Il giardino dei ciliegi, depositano dei ricordi di ciascuno. L'acquirente sarà il fattore, che ha accompagnato la famiglia nella rovina ma ora vorrebbe aiutarla a salvarsi. Intorno ne incrociano i destini vecchi gentiluomini bizzarri, tipi indecisi sulla loro identità fanciulle sognanti e già dolenti...

L’ultima commedia di Čechov è ora da rivedere nella messinscena di grande misura senza sottolineature vistose e sofisticazioni sottintese, di Ferdinando Bruni, che tratteggia in cifra naturalistica il delicato affresco, appunto, de"Il giardino dei ciliegi", in cui si affacciano le sfumature della vita, gioia, dolore, malinconia, impotenza, slanci ed egoismi. Privilegiata la concretezza d'accenti a scapito del lento colare del linguaggio connaturato al testo e fatto di dissolvenze sfumato l'una nell'altra, pause, silenzi, non-detto, lirismo crepuscolare, punta all'essenzialità dell' azione ed impone un ritmo serrato, affidando la dinamica della rappresentazione e le vibrazioni delle anime ad un gioco di personaggi che s'inseguono e si negano reciprocamente, dominati dalla nostalgia del passato e dall'ansia di un futuro che non sarà mai nelle loro mani. La recitazione è asciutta, frusciante, soggettivizzata e sedimentata nei suoi umori, mossa in sussulti drammatici tra mobilità emozionali, esplosioni rabbiose, assurda allegria, umorismo indispettito.
Attrice di bel temperamento, Ida Marinelli disegna con vivezza la Ljuba, cogliendone tutta l'incostanza, l'instabilità, la tenerezza, lo smarrimento, la frivolezza.
Elio De Capitani dà spessore a Gaev, pomposo, mutile, amaramente futile giocatore della vita; Paolo Pierobon è un ottimo Lopachin diviso tra rivalsa e generosità, proletariato e ambizioni, attivismo e grettezza; Elena Russo Arman tratteggia felicemente Varja nei suoi atteggiamenti e ombrosità di zitella nevrotizzata. Tra gli altri, Vittorio Attene, febbrile e profetico Trofimov, Angelica Leo, palpitante Anja, e, nei curatissimi ruoli di contorno, Luca Toracca, Alessandro Genovesi, Corinna Agustoni, Fabiano Fantini.