• programma di sala 2008/2009 (1,7MB pdf)
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RADIO:
X intervista a Elio De Capitani del 19 ottobre 2008 a Il riposo del Guerriero (condotto da Stefano Gallarini) su Radio24 (4,5MB mp3)

Recensioni:
Carlo Maria Pensa su Libero
Maria Grazia Gregori su L'unità
Osvaldo Guerrieri su La Stampa
Rodolfo Di Giammarco su La Repubblica
Ugo Ronfani su Il Giorno
Patrizia Pertuso su Metro ed. Milano
Luca Marchesi su Libero

Sabato 18 ottobre la compagnia ospite in diretta dalle 15.30 a Piazza Verdi, Radio Rai 3, conduce Gaia Varon
Domenica 19 ottobre dalle 15.00 Elio De Capitani sarà ospite della trasmissione Il riposo del guerriero, Radio 24
Mercoledì 22 ottobre dalle 11.30 Elio De Capitani e Elena Russo Arman parlano di Blasted in diretta a Zoe/Radio Popolare
Elio De Capitani, la compagnia e Nicoletta Vallorani (Università degli Studi di Milano) incontrano il pubblico Lunedì 3 novembre Librerie Feltrinelli di C.so Buenos Aires 33 ore 18.00, conduce Sara Chiappori (giornalista)
ELFO | 21 ottobre - 16 novembre 08
BLASTED
di Sarah Kane
traduzione di Barbara Nativi
regia Elio De Capitani
scene e costumi di Carlo Sala
con Elena Russo Arman (Cate), Paolo Pierobon (Ian),
Andrea Capaldi (soldato)
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
produzione Teatridithalia/Asti Teatro
novità

blasted

Elio De Capitani mette in scena Blasted, il testo d’esordio di Sarah Kane, scritto quando la drammaturga inglese aveva appena ventitre anni.
Il 2009 è il decennale dalla morte dell’autrice che, dopo avere scritto cinque testi memorabili, rappresentati e discussi in tutto il mondo, nel pieno di una forte crisi depressiva, si suicidò. Non una scadenza commemorativa ma un tempo organico di riflessione, che nulla toglie all’incandescenza del testo. Il celebre debutto nel gennaio del ‘95 al Royal Court vide Blasted e la Kane sommersi da un’ondata di scandalo, di critiche sdegnate e feroci. Altrettanto decise si alzarono le voci di segno opposto, tra cui quelle di Edward Bond e del Premio Nobel Harold Pinter, che per primi riconobbero la forza visionaria della sua scrittura, collocandola tra gli autori più innovativi del ventesimo secolo.
De Capitani medita da tempo sul teatro della Kane, già potentemente immaginifico in questa sua opera prima che impone al regista, agli interpreti e agli spettatori un’esperienza di grande intensità e autenticità anche etica: «non c’è nulla di gratuito nella crudezza della Kane, nulla è osceno, tutto ha il segno del sacro che fa paura, della soglia che temiamo di avvicinare, ma alla quale osiamo guardare per scoprire l’orrore che altrimenti potremmo sperimentare sulla nostra pelle. Quante letture abbiamo fatto che ci hanno lasciato lo stesso segno profondo! Ma quando il teatro incarna la parola, il segno è ancora più inciso e l’esperienza ha un’evidenza lacerante, almeno nei casi felici in cui la messa in scena dà corpo all’immaginario dell’autore, al testo profondo e non solo alle parole».

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Blasted ha un avvio realistico, all’interno di una stanza di albergo, dove Ian, un giornalista sui quarant’anni, razzista e arrogante, ha portato Cate, sua giovane ex amante. La ragazza accetta di seguirlo, sentendolo disperato. In quel luogo, Ian le confessa di essere condannato a morte da un cancro e braccato da misteriosi nemici. Non ha più nulla da perdere e vuole disperatamente il suo amore, e proprio mentre queste richieste svelano la sua fragilità, la violenza ha il sopravvento: Cate viene aggredita verbalmente e fisicamente. E stuprata.
È da questo punto che la Kane, fortemente impressionata dalla tragedia che si stava consumando in Bosnia, imprime una forte virata all’opera. Non tanto nell’intreccio - che vede un soldato irrompere nella stanza e replicare su Ian gli abusi prima inflitti a Cate, rievocando gli orrori della guerra in un crescendo di violenza - quanto nel passaggio dal realismo socio-psicologico a una forma molto più innovativa, definita da molti surreale, espressionista e allucinata. Una cifra originale che supera definizioni e paragoni.
La struttura di Blasted viene scardinata in senso letterale, fisico e metaforico, dall’esplosione di una bomba: la devastazione della guerra penetra all’interno del “rifugio” di Ian e Cate, fino a confondere come in un incubo l’intimità dei personaggi e la realtà esterna. Il triangolo di sopraffazione e violenza tra la coppia e il Soldato diventa specchio del disfacimento nostro e dell’Occidente, che rischia di implodere o sprofondare su se stesso un’ennesima volta.

Lo spettacolo, debuttato al Festival Asti Teatro il 30 giugno 2008, ha per protagonisti Paolo Pierobon e Elena Russo Arman, attori legati da tempo all’attività del Teatro dell’Elfo, ai quali De Capitani ha pensato appena ha iniziato a meditare su questo testo, attendendo a lungo per poterli coinvolgere. Per il Soldato ha scelto invece un giovane attore alla sua prima collaborazione con la compagnia, Andrea Capaldi.

DALLA RASSEGNA STAMPA:

Il tempo dà ragione a Sarah Kane. [...] Ad avviare un ripensamento della sua opera è una regia seria e visionaria di Elio De Capitani [...]. Svaniti i clamori d'oscenità del 1995, la relazione alla deriva tra un giornalista-spia malato 45enne [il perfetto Paolo Pierobon] e una ragazza 21 enne [la partecipe Elena Russo Arman], a base di stupri sanguinosi in una camera post-ibseniana d'hotel, subisce il trauma d'una ferocia speculare, incarnata da un soldato un po' alla Brecht e un po' Hulk [Andrea Capaldi] [...] Finale beckettiano nella forte scena arsa di Carlo Sala. Bello, doloroso da togliere il respiro.

Rodolfo di Giammarco, La Repubblica

Elio De Capitani è un regista di segno forte. Figuratevi che cosa può scatenarsi in lui se il suo segno entra in rapporto con un testo infinitamente più forte. [...] Catalogo degli orrori? Se ci fermiamo alla contabilità non possiamo negarlo: sessualità sfrenata, sodomia, sadismo, cannibalismo. Ma poi in questa guerra di corpi riverbera la pietà, fiorisce una stupefazione ghiacciata, e la macelleria si cristallizza nella percezione di un'enormità insopportabile. De Capitani accetta lo scontro e, con piglio pantagruelico, affonda le zanne in questo bubbone di dolore assoluto [...] Un bellissimo spettacolo per stomaci forti e un grande successo.

Osvaldo Guerrieri, La Stampa