Elio De Capitani è un regista di segno forte. Figuratevi che cosa può scatenarsi in lui se il suo segno entra in rapporto con un testo infinitamente più forte. Blasted di Sarah Kane è uno di questi testi, anzi è il testo che, scandalizzando fino alla sommossa, ha inaugurato nel 1996 in Gran Bretagna il «dopo Pinter», ossia un teatro violento che, tra realismo e simbolismo, torma a parlare con voce politica. Blasted è ambientato a Leeds, ma allude alla Bosnia. Nella relazione tra Cate e lan, nella camera d'albergo in cui si affrontano con un amore che non conosce la tenerezza ma la sopraffazione e lo stupro, irrompe una violenza di raggio molto più ampio incarnata dal soldato che ripete su lan tutto ciò che lui ha fatto alla donna. Catalogo degli orrori? Se ci fermiamo alla contabilità non possiamo negarlo: sessualità sfrenata, sodomia, sadismo, cannibalismo. Ma poi in questa guerra di corpi riverbera la pietà, fiorisce una stupefazione ghiacciata, e la macelleria si cristallizza nella percezione di un'enormità insopportabile.
De Capitani accetta lo scontro e, con piglio pantagruelico, affonda le zanne in questo bubbone di dolore assoluto che la Kane compose poco più che ventenne ed è il primo dei cinque testi che ci ha lasciati, prima di uccidersi nel '99 travolta dalla depressione. De Capitani ha dalla sua due splendidi attori, Elena Russo Arman e Paolo Pierobon, che rispondono con un'adesione, un realismo, una credibilità assoluti. Con loro c'è l'esordiente (e convincente) Andrea Capaldi. Un bellissimo spettacolo per stomaci forti e un grande successo.