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X spot radio (650KB mp3)

RADIO:
X Lo spettacolo ha conquistato la Z di Zoe. Ascolta l'intervista (mp3) andata in onda il 7 marzo sulle frequenze di Radio Popolare.
X Intervista a Elio De Capitani e Cristina Crippa su radio alt

Recensioni:
Osvaldo Guerrieri su La Stampa
Magda Poli sul Corriere della Sera
Babilonia Magazine (link esterno)
Ugo Ronfani su Il Giorno
Ilaria Bartolozzi su Liberazione
Maria Grazia Gregori su delteatro.it (link esterno)
Biblioteca Civica Seregno il 7 ottobre 2006
Teatro Binario 7, Monza il 22 e 23 ottobre 2006
Teatro Fraschini, Pavia il 27 marzo 2007
Teatro della filanda, Cornaredo il 28 marzo 2007
Libri da ardere
di Amélie Nothomb © Editions Albin Michel
traduzione di Alessandro Grilli
regia di Cristina Crippa
con Elio De Capitani, Corrado Accordino e Elena Russo Arman
luci di Nando Frigerio
suono di Jean-Christophe Potvin
una produzione TEATRIDITHALIA/Asti Teatro

libridaardere

Una città, forse di un paese dell’est europeo, in un gelido inverno di guerra è stretta nella morsa finale di un assedio. Un tempo ha avuto una rinomata università e una brillante vita culturale, ormai è semidistrutta dai bombardamenti e ridotta alla fame. Ancora in piedi, la casa di un illustre professore di letteratura ospita, oltre al padrone di casa, Daniel, il suo assistente, e una giovane allieva, amante di turno di Daniel. La situazione d’emergenza altera brutalmente questo microcosmo: a poco a poco i normali punti di riferimento, non solo le convenzioni formali, ma anche quelle più solide su cui si basava l’esistenza precedente crollano, travolti dal puro desiderio di sopravvivenza, che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il senso intimo di ogni gesto, di ogni abitudine.

Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia legato a un pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina, fragile sotto l’apparente spregiudicatezza, a soffrirne di più, e a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile.

All’inizio si tratta quasi di un gioco un po’ intellettuale, un complicato “distinguo” tra buona e cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E il libro rivela tutta la sua valenza simbolica, rappresenta ciò che più identifichiamo con l’umano: il linguaggio, la comunicazione, la capacità di raccontare e ricordare, la voglia di sognare e immaginare insieme ad altri esseri umani. E allora, dopo l’ultima fiammata, non resta che la grande piazza coperta di neve e bersagliata dalle bombe, per aspettare la morte.

Una lettura scenica di Libri da ardere, unico testo teatrale scritto da Amélie Nothomb, era stata curata da Cristina Crippa alla Biblioteca Civica di Monza; da lì ha preso le mosse questo nuovo allestimento debuttato il 4 luglio scorso al Festival Asti Teatro con gli stessi, efficaci, interpreti: Elio De Capitani, Elena Russo Arman e Corrado Accordino (autore, tra l’altro, della Cosmetica di Amélie, adattamento teatrale di un romanzo di Amélie Nothomb, Cosmetica del nemico).

DALLA RASSEGNA STAMPA:

La vicenda è quella di un professore di letteratura, interpretato dal bravissimo Elio De Capitani, perfetto nei panni del suo cinico, colto, tromboneggiante e vile personaggio, del suo assistente Daniel, idealista ma non troppo, Corrado Accordino, della giovane allieva Marina, iconoclasta, anoressica, attanagliata dal gelo, la prima a”soccombere” alla barbarie della guerra, cui dà vita con bel temperamento Elena Russo Arman, ... Ma la domanda che il testo sollecita non è se in guerra la vita sia più importante della letteratura, bensì: l’uomo privato della ragione, dell’arte, del suo godere per una parola, un quadro, un tramonto, che uomo è?

Magda Poli, Corriere della Sera

Sotto i bombardamenti e gli incendi di una guerra simile a quelle appena passate o prossima ventura, a dominare la scena spoglia è il corposo e solido (e infaticabile) Elio De Capitani. Libri da ardere sono quelli che gradualmente alimentano la stufa in un inverno freddissimo. Anche se il freddo maggiore sarà ovviamente quello interiore dei rapporti tra i protagonisti. Un altro periscopio crudele puntato sulla crudeltà di oggi.

Gianfraco Capitta, il manifesto
amelienothomb
AMÉLIE NOTHOMB. Figlia di diplomatici, di origine belga, la sua prima patria è stata il Giappone. Salvo scoprire che anche quel paese, amato e diverso, non era per sempre, andava abbandonato. Nuove terre, Bangladesh, Birmania, Stati Uniti. Nuova gente, abitudini, lingue, culture. Un’infanzia e un’adolescenza ricchissime di esperienze, privilegiate per certi aspetti, ma anche molto difficili e traumatiche. La scrittura come porto, aggancio stabile nel rapporto con se stessa e con gli altri. Autrice soprattutto di romanzi, pubblicati in Italia da Voland, scrive tantissimo, vive attualmente tra la Francia e il Belgio. Pubblica un nuovo romanzo ogni anno e ogni volta, da sedici anni, è un successo, come nel caso dell’ultimo uscito, Diario di Rondine. Una scrittura ironica, lucida, surreale e paradossale, con forti elementi di autobiografia. L’atto dello scrivere e del raccontare è spesso tema alle sue storie, con un gusto teatrale per i finali doppi, le sorprese, i colpi di scena. Nei romanzi più recenti, nell’affrontare i temi più dolorosi e a lei vicini, come è il caso di Dizionario dei nomi propri sull’anoressia, abbandona l’abituale ironia per una partecipazione più profonda. Da molte sue opere sono stati ricavati spettacoli teatrali e film.