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EDITORIALE STAGIONE 2003-2004
Com'è diverso vivere il cambiamento "dall'interno del tempo". Avverti la cosa nell'aria, ti accorgi che quello che fino a ieri, letteralmente ieri, era un mito, oggi è un corpo in decomposizione. Eppure per molte persone il cambiamento avviene senza che se ne accorgano, si trovano a nuotare nella nuova acqua e neppure lo sanno.
Ci sono pochi privilegiati - ma anche, al lato opposto della scala sociale molti sfortunati - che hanno accesso alle informazioni essenziali (dei tabulati da una parte, la spazzatura in cui rovistare dall'altra) e possono farsi più o meno un quadro della situazione: ma quando si arriva nei pressi di una transizione brusca - la transizione di fase della fisica, l'acqua che diventa ghiaccio, l'ossigeno che si liquefa - quello che frega anche il più scafato dei privilegiati è la convinzione che la discontinuità più brutale non metterà mai in discussione la sostanza benedetta delle sue convinzioni. Al poveraccio è più familiare l'idea di una vita costellata di - poche o tante, ma vere - catastrofi brusche e inspiegabili.
Non abbiamo mai sperimentato questa fase della vita sul pianeta, questo livello di consumo di energia spropositato, su una scala da tempo non sopportabile per la nostra Terra.
L'ossigeno e l'acqua vengono prima di tutto, ma tra chi gode di uno stadio di sviluppo avanzato o tra chi ci sta per arrivarci, non si trova nessuno che sia disposto a chiudere un poco la manopola e fermare il viaggio verso l'inizio del collasso.
La futura fine di ogni aggregazione cooperativa.
Il dibattito tra l'America e il resto del mondo è tutto qui: a chi far pagare - ancora per un po', ma per poco - un altro pezzo della corsa allo sviluppo incontrollato, alla distruzione incontrollata di risorse non rigenerabili. E allora una sola statua della libertà diventa un simbolo nefando: d'ora in poi sarà meglio partire sempre almeno da due, nel discorso sulla libertà. Perché chi è l'altro? È il nemico e anche una metà di me, un altro me stesso.
"Lui - l'altro", tu fondamento del noi ma anche basamento su cui innalzare il trionfo della diseguaglianza. Ma l'America ha troppa forza da spendere prima di avere paura sul serio e riuscire a vedere il riflesso della sua nell'altrui paura. E all'oscena bestemmia contro l'uomo dell'11 settembre si è risposto con un'altra bestemmia: la forza senza vincoli, che può quel che vuole. Le due bestemmie non sono commensurabili: ma la prima può diventare una puntura di zanzara sul collo di King Kong, se il gorilla reagisce girando il mondo a menar fendenti.
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"Un Ebreo non ha occhi? Un Ebreo non ha mani, organi, una forma, sensi, affetti, passioni? Si nutre dello stesso cibo, le stesse armi lo feriscono, è soggetto alle stesse malattie e guarito dalle stesse medicine, soffre lo stesso caldo in estate e lo stesso freddo in inverno di qualsiasi Cristiano. Se ci pungete, forse che non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo?
E se ci fate un torto, non dovremmo vendicarci? Se siamo uguali a voi in tutto il resto, saremo uguali a voi anche in questo. Se un Ebreo fa un torto a un Cristiano, come si esprime la sua Carità cristiana? Con la vendetta. Se un Cristiano fa torto a un Ebreo, fin dove dovrebbe arrivare la sua sopportazione, stando all'esempio cristiano? Beh, non più in là della vendetta. Io metto in pratica la malvagità che mi avete insegnato voi e sono sicuro che l'allievo supererà i maestri."
Il Mercante di Venezia di William Shakespeare. Atto III. scena I
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Il Mercante di Venezia, La monaca di Monza, La terra desolata: Shakespeare, Testori e Eliot. al cuore del problema. Poi Mai Morti con Bebo Storti, Alla Greca, Polaroid, l'Anarchico, con Eugenio Allegri, gli amici ospiti, a partire dall'Istruttoria, fino all'Ambleto, e Tondelli che torna a farci visita, e Manfredini. E poi noi, elfi nuovi e vecchi, in viaggio, con solidarietà di altri teatri - da Quelli di Grock, al Piccolo, allo Spazio Xpò, al Carcano. In viaggio con la gioia e l'orgoglio di tornare a lavorare con una grande attrice e una straordinaria persona come Lucilla Morlacchi, in scena con un compagno e un amico importante come Marco Baliani.
Al cuore del problema, non meno disperati che felici: vivere dei piccoli scarti, dei dettagli - il luogo dell'arte è l'infinitesimale differenza tra il luogo comune e il suo opposto - ma vivere dentro il tempo degli anni attuali, quando i dettagli contano poco, nel tempo brusco delle accelerazioni impreviste: e allora i dettagli dell'arte sono altro, non solo preziose utili e inutili testimonianze: ma sono l'esperimento stesso del vivere, il senso ultimo della nostra capacità di espressione. L'essere umani è in fin dei conti essere artisti.
Teatridithalia, luglio 2003
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La stagione 2003-2004 |
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