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EDITORIALE STAGIONE 2001-2002
Cari spettatori e cari giornalisti,
quest'anno - in attesa di cambiamenti ben più consistenti come la nuova sede al Puccini - il nostro teatro cambia pelle, almeno un po'. A parte le molte novità nella programmazione, abbiamo ristrutturato completamente la nostra organizzazione interna, scommettendo su un modello di responsabilità diffusa in cui crediamo molto.
Queste righe introduttive sono una serie di appunti sulla stagione, che costituiscono anche la traccia dell'intervento d'apertura. Questo permette a tutti di lavorare meglio sulla parte, diciamo così, più tecnica della conferenza stessa.
I titoli sono lì e parlano tutti da soli, ma c'è da capire quanto è straordinario lo sforzo che questo teatro fa per la decima stagione di Teatridithalia -a quasi trent'anni dalla fondazione del Teatro dell' Elfo.
Siamo un teatro fondamentalmente privato che, anche se è capace di mobilitare consistenti sponsor pubblici attorno ai suoi progetti, deve far quadrare i conti trovando ben più del 60-70% delle sue entrate nella vendita di abbonamenti, biglietti e nella circuitazione delle produzioni. Ma siamo anche artisti che intendono difendere la propria autonomia e quella del proprio progetto culturale non cedendo né ai condizionamenti politici né alle spinte omologanti del mercato, come vengono definite solitamente, in maniera del tutto impropria.
Se si guardano le cose in questa logica, siamo un miracolo e lo siamo da anni: soprattutto perché abbiamo raggiunto una dimensione ragguardevole sia nella nostra capacità produttiva che in quella di aggregare pubblico attorno al nostro progetto.
Non intendiamo però cercare il nostro senso nel passato, ma in quello che siamo capaci di fare ora e in futuro.
Ecco, in sintesi estrema, un lettura del nostro cartellone:
- un nuovo festival nasce dall'unione di due realtà: Milano Oltre e Teatri '90. Ne parleremo a tempo debito, ma Oltre '90 va citato anche in questa sede perché il festival costituisce un'importante apertura di stagione e si configura come un cartellone nel cartellone, con molti incroci (tre le produzioni e coproduzioni nostre presenti quest'anno).
- un altro appuntamento importante - sempre in forma di festival - chiuderà la stagione: l'eredità di Fassbinder indagata, a vent'anni dalla morte, riproponendo per la prima volta integralmente la nostra trilogia, accanto al lavoro di altri artisti, a incontri e dibattiti, a una mostra e a un uno sguardo inedito al cinema meno noto dell'autore simbolo della nostra compagnia.
- anche per Tennessee Williams vi è un'analoga ricorrenza - al momento assai trascurata - e il nostro omaggio è in apertura di stagione, con Zoo di Vetro pensato da Ferdinando Bruni per Ida Marinelli
- incontri e unione di energie: sempre Bruni e Marinelli proseguono la collaborazione con Agnese Grieco, artista italiana che da anni vive e lavora a Berlino - dove al momento sta collaborando con Marthaler; per Alcesti non è solo drammaturga ma anche regista.
- incontri e unione di energie: incontri di artisti per produrre. Ferdinando Bruni con i La Crus, complice Francesco Frongia, uniti dai versi del poeta spagnolo Pedro Salinas.
- anche per Alessandro Haber e Giorgio Gallione l'incontro con Borges è avvenuto con la complicità della musica della Banda del Barrio.
- teatro e musica si intrecciano assai in questa stagione, al punto da diventare uno dei temi portanti: infatti il festival gli ha dedicato una sezione apposita e nel programma di Sentieri Selvaggi, che ospitiamo con quattro concerti; leggiamo che la rassegna "mette in scena i teatri musicali della contemporaneità".
- incontri e unione di energie: nuovi artisti all'Elfo per produrre. Eugenio Allegri, per ora con la ripresa del suo Cyrano, grande successo della scorsa stagione, ma approdato all'Elfo come compagno di viaggio non occasionale. Saremo la sua nuova casa di produzione e stiamo già pensando insieme a un lavoro su Ruzante…
- incontri e unione di energie: nuovi artisti all'Elfo, per produrre. Renato Sarti e Bebo Storti, dopo l'assaggio nella Maratona - e di nuovo nel festival Oltre '90 - portano a compimento l'allestimento di Mai morti per Teatridithalia. Per tutti e due è un ritorno dai tempi di Comedians.
- incontri e unione di energie: una coproduzione Out-Off/Tetaridithalia per un nuovo drammaturgo europeo, Peter Asmussen, sceneggiatore di Lars von Trier, scoperto da Lorenzo Loris,
- unire le energie: Tiezzi e Lombardi tornano nel nostro cartellone con Testori e Bernhard. E Iaia Forte come compagna di viaggio. Il debutto di Ambleto a Milano è uno degli appuntamenti più attesi della stagione.
- e poi Fo - che quest'anno avrà molte celebrazioni assai ufficiali a Milano - è presente nel nostro cartellone con una nostra produzione firmata Andrea Taddei - Chi ruba un piede è fortunato in amore - e un'ospitalità - Coppia aperta, quasi spalancata - prodotta dallo stabile di Bolzano per la regia del suo direttore artistico.
- un altro direttore artistico, quello del Teatro Stabile di Genova, ci porta un lavoro di drammaturgia contemporanea in linea con la programmazione del nostro teatro: Der Totmacher di Romuald Karmar e Michael Farin.
- in un cartellone così segnato dal teatro contemporaneo - anche gli appuntamenti con i classici sono sempre imprevedibili: sia il Sogno, richiestissimo dal nostro pubblico, che i Gemelli Veneziani - il nostro primo Goldoni al suo debutto ufficiale in questa stagione - sono state definite assai perentoriamente "riletture pop". Anche se si tratta di una semplificazione giornalistica, l'immagine suggerita non è lontana dallo spirito dei due spettacoli.
- I Gemelli gireranno in tour, assieme al Cirano di Allegri e a Giochi di famiglia di Biljana Srbljanovic - che non immaginavamo di poter distribuire, ma che ci è stato molto richiesto, soprattutto dopo le recenti recite di Roma all'India. L'attività in tour è maggiore degli altri anni, avvicinandosi alle 150 recite.
Questo è il viaggio faremo insieme quest'anno.
Di tutti gli spettacoli proposti nel cartellone, tra festival e stagione, come sempre la grande maggioranza è costituita da testi contemporanei e molte sono le novità. Alcuni lavori sono prime assolute, o prime per l'Italia, altri sono spettacoli che hanno appena debuttato e hanno già fama di grande bellezza. Altri ancora nasceranno proprio qui. Scoprirete una straordinaria vitalità della scena nel cartellone di spettacoli che proponiamo: il nostro teatro diventa un crocevia sempre più importante per numerosi artisti. Ci rammarichiamo solo di averne dovuti escludere alcuni interessanti per mancanza fisica di date in calendario. Alcuni di loro erano appuntamenti ben radicati nel nostro pubblico e sono assenti solo per questa stagione: presto torneranno, è il nostro auspicio.
Nell'anno dell'euro, il nostro contributo all'unificazione dell'Europa lo diamo con questo viaggio nel nostro continente attraverso lo sguardo di questi artisti, nuovi e di un passato ancora recente, ma in ogni caso in grado di aiutarci a capire gli anni attuali.
Di questi, tra tutti, è Fassbinder quello che, a nostro avviso, ancora non è stato compreso appieno nella sua anarchica capacità di anticipazione. Se le sue analisi potevano contenere molte approssimazioni, la sua capacità di osservazione ci ha messo sotto il naso una dimensione dell'umano che non è da intendersi come "una provocazione" - anche se il suo autore era animato spesso da gusto della provocazione e da una grande abilità nel manipolarla a suo vantaggio - ma come un vedere con appassionato distacco il funzionamento reale dei rapporti tra gli uomini: a partire dal primo generatore di apprensione e di asservimento: l'amore.
Sono passati 20 anni dal tempo di Fassbinder, anni laceranti che lasciano aperte molte questioni poste allora - assieme ai nodi di tutto un secolo. Ci fanno sempre meno sperare che l'uomo sappia trovare in se stesso la forza per cambiare, ma ci costringono - allo stesso tempo - a fare ogni sforzo per non accettare il verdetto di un pessimismo definitivo.
Molti artisti, di diverse generazioni, hanno praticato la via nell'arte sulla base di posizioni sostanzialmente simili al nostro sentire. Molti di loro che non vanno particolarmente d'accordo con il mondo in cui vivono, non perché siano strani o pazzi, ma, al contrario, perché il mondo si ostina a considerare assolutamente normale la propria stranezza, la propria follia.
Il teatro non ha paura della globalizzazione: chi è mai stato più globale di Shakespeare? È la follia del mondo a farci paura: la follia di volersi espropriare da solo, come re Lear. L'arte ci ricorda in continuazione che non si può ridurre la vita materiale dell'uomo alla sola dimensione economica, così come non si può ridurre la sua vita spirituale alla sola dimensione religiosa della fede. Penso all'arte come a una via opposta alle altre dimensioni obbligate: una via libera del pensiero, un modo del pensiero di formarsi - senza uniformarsi - libero dalla riduzione a una sola dimensione della vita umana.
Alcuni dei nostri artisti amano egualmente questo mondo con cui non vanno d'accordo, altri non lo amano. Altri vorrebbero, per poterlo amare, vederlo trasformato. Un tempo ci si divideva tra conservatori e innovatori, con diverse gradazioni. L'innovatore poteva essere un gradualista o un rivoluzionario, il conservatore poteva essere un moderato o un reazionario. Ma la divisione era quella. Ora lo schema non regge più: innovatori e conservatori si sono mischiati. Non ci crea disagio questa situazione: il dibattito per noi è stato già aperto in questa prospettiva fin dal dopoguerra.
Il teatro che proponiamo mostra un mondo irriducibilmente più complesso, ma anche più affascinante, di ogni pretesa semplificazione o riduzione. Il teatro contemporaneo, che sta esplodendo in Europa, ci allena alla complessità, mentre la comunicazione di massa è spessissimo - non sempre per fortuna - nella trappola della banalizzazione in nome della divulgazione.
Questo rende difficile la vita al miglior teatro: che non semplifica ma restituisce la complessità, e per questo non è amato da una società-spettacolo che chiede sempre di poter abbracciare ogni problema con la sintesi di una frase a effetto.
Anche noi utilizziamo frasi a effetto per comunicare il senso di una stagione. Quella di quest'anno è stata scelta molto tempo prima delle vicende di Genova, ma ha acquistato un senso speciale dopo quei giorni.
LA REGINA: Chi sono... i nostri... o dei rivoltosi? O...?
L'INVIATO: Qualcuno che sta sognando...
Jean Genet: Il balcone
Elio De Capitani
Monza 8/9 settembre 2001
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La stagione 2001-2002 |
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