Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, di nuovo insieme alla regia, portano in scena un bestseller del teatro americano, Angels in America, una saga provocatoria e commovente che si articola in due parti, Si avvicina il millennio e Perestroika. La prima parte, coprodotta da ERT/Emilia Romagna Teatro Fondazione e da Teatridithalia, debutterà a Modena il 2 maggio e verrà proposta all’Elfo in ottobre.
Il dramma (o la commedia) di Tony Kushner ha fatto incetta di premi oltreoceano (Premio Pulitzer nel 1993, poi numerosi Tony Award, e infine 5 Golden Globe e 11 statuette agli Emmy Awards per la versione televisiva con Al Pacino, Meryl Streep e Emma Thompson) e, al suo debutto londinese per la regia di Declan Donnelan, è stata definito dal Sunday Times "una Divina Commedia per un'età laica e tormentata; un terremoto nel teatro, sconvolgente, terribile e magnifico".
Il sottotitolo esplicito, “fantasia gay su temi nazionali”, non sintetizza tutta la ricchezza dell’opera e la complessità dei personaggi: Kushner infatti affronta di petto il tema dell’identità, ma non per esaurirlo sotto il profilo sessuale, bensì per sondarne in profondità tutte le componenti, razziali, religiose e culturali, e per dipingere un mondo - il nostro - nel quale gli esseri umani faticano disperatamente a riconoscersi e accettarsi con consapevolezza e dignità.
I due testi raccontano le vicende sentimentali e i conflitti di due coppie: la relazione gay tra Prior Walter, che scopre di essere malato di AIDS, e Louis Ironson, incapace di accettare la malattia e il dolore, e il matrimonio fra l'avvocato mormone Joe Pitt, dilaniato sia nelle scelte private che professionali, e Harper, giovane moglie depressa; le loro storie s’intrecciano a quelle di Roy Cohn, personaggio realmente esistito, famoso e potente avvocato, votato all’esercizio del potere e della propria immagine pubblica, e di Belize, infermiere professionale, ex travestito ed ex amante di Prior. Sono tutti rappresentanti del melting pot della Grande Mela - neri, ebrei, mormoni, omosessuali dichiarati o nascosti, eterosessuali - che, pur se legati a un preciso contesto storico, gli anni Ottanta, grazie alla scrittura di Tony Kushner si elevano a emblemi attuali e universali di un’umanità dolente.
Ma il registro della quotidianità, la concretezza del dolore e della malattia descrivono solo in parte questo testo immaginifico e barocco che, mischiando richiami shakespearini e momenti da telenovela, sentimentalismo e ironia, porta in scena, oltre agli angeli del titolo, apparizioni, allucinazioni e fantasmi in un continuo dialogo tra terreno, ultraterreno e trascendente. Gli angeli non sono quelli consolatori che volano sopra il cielo di Berlino, ma esseri grandiosi, egocentrici, narcisisti, un po’ hollywoodiani, che hanno il compito terribile di trovare colui che più di ogni altro sa aprire gli occhi su quest’epoca confusa e infelice, orfana di ideologie e di ideali. La compresenza di differenti linguaggi teatrali – la quotidianità e il sogno, il cinema e il barocco, il comico e il tragico – costituisce dunque una sfida affascinante ed inedita alla quale Elio De Capitani e Ferdinando Bruni si sono accostati ripensando il loro lavoro sul teatro contemporaneo da una parte e sul teatro shakespeariano dall’altra.
Lo scenografo Carlo Sala ha immaginato, complice l’architettura industriale del Teatro delle Passioni, di trovarsi in una galleria newyokese degli anni Ottanta, aperta ad accogliere performance di ogni tipo; seguendo questa intuizione ha voluto ricostruire anche nello spazio dell’Elfo, per le repliche autunnali, l’ambiente essenziale della sala modenese, con mura di mattoni chiari. Gli elementi scenografici sono solo quelli indispensabili al procedere dell’azione: in questo testo, che attraversa numerosi interni e paesaggi, le parole hanno una grande forza evocativa, proprio come in Shakespeare. I pochi oggetti e arredi richiamano l’arte americana degli anni Ottanta, la pop art, il segno Keith Haring, e anche i contributi video di Francesco Frongia assecondano questa idea iconografica. Non mancheranno, in tutto ciò, trucchi teatrali di tipo tradizionale, dichiarati e visibili, come vuole l’autore: “Gli elementi fantastici devono essere realizzati puntualmente, come esempi della meravigliosa magia del teatro, il che significa che il trucco si può anche vedere, e forse è bene che lo si veda”.
A Elio De Capitani è affidato il ruolo di Roy Cohn, avvocato di successo, già pupillo di MacCarthy, il senatore che scatenò la caccia alle streghe che infangò la storia degli Stati Uniti nel dopoguerra. “Il personaggio – dice lo stesso Kushner - è basato sul defunto Roy M. Cohn (1927-1986) che era fin troppo reale; la maggior parte delle azioni attribuite al personaggio Roy, ad esempio i suoi contatti illegali con il giudice durante il processo di Ethel Rosemberg, sono documentate dagli archivi storici (i coniugi Rosemberg finiranno alla sedia elettrica per l’accusa di alto tradimento): ma questo Roy è opera di fantasia; le sue parole sono inventate e mi sono preso una certa libertà”. Accanto a lui Cristina Crippa e Ida Marinelli, due volti storici della compagnia dell’Elfo, Elena Russo Arman, associata al nostro gruppo da alcuni anni, Cristian Maria Giammarini, già interprete di molti spettacoli dell’Elfo, oltre a tre giovani attori, Edoardo Ribatto, Fabrizio Matteini, Umberto Petranca.
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