7 maggio 2007 La Repubblica
Commovente edizione di “Angels in America” di De Capitani e Bruni
L’Aids e la fine del sogno negli Usa dell’era Reagan
Franco Quadri

E’ con enorme emozione che si vede e si vive, tra il riso e il pianto, la prima parte di Angels in America di Tony Kushner, denominata “Prima del millennio” e ricreata in uno show di oltre tre ore dai Teatridithalia con la regia di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni, sedici anni dopo il debutto Americano. Questa “fantasia gay su temi nazionali”, che è anche alla base di un celebrato adattamento televisivo, ci racconta una storia epocale, in una America reaganiana carica di scandali e intolleranze, squassata dall’avvento dell’Aids, sotto un volo protettivo di angeli che si svilupperà nella seconda parte, programmata dalla compagnia per l’ottobre 2008. A toccarci e scuoterci ora è la frenesia di vita che si intreccia in questa anticamera della morte tra confusioni di razze, di ideologie, di diverse fedi: assistiamo dunque all’ansia di una coppia omosessuale divisa dalla malattia, ma anche a quella di due sposi in crisi, tra esseri incerti a cui fanno da contrappeso le certezze di un infermiere gay nero e di Roy M. Cohn, che come segretario di McCarthy fece condannare i Rosenberg, e qui figura come uomo del potere repubblicano, omofobo sconfessato dall’Aids, al quale De Capitani dà una grinta viscida strabordante.

Si sovrappongono dunque le situazioni intime e i dialoghi, in uno spettacolo ricco di fantasia e voglia espressiva che supera i vincoli ambientali, importa fantastiche visioni registrate e ridondanti sonorità. E per una volta si può contare su un’adesione interpretativa di felice compattezza in cui spiccano le tormentate raffigurazioni di Cristian Maria Giammarini e Elena Russo Arman, i trasformismi di Ida Marinelli, l’introspezione di Umberto Petranca e Edoardo Ribatto, assieme al redivivo Fabrizio Matteini.

Un teatro in cui succede qualcosa, dentro e fuori di noi; e anche gli eccessi pagano.