Massini riscrive Frankenstein e rimane fedele al romanzo di Mary Shelley, considerata la fondatrice del genere fantascientifico. Il drammaturgo e regista fiorentino, mantiene le atmosfere, l’ambientazione settecentesca e i temi dell’originale, liberando il mito di Frankestein dalle stratificazioni orrorifiche da romanzo gotico.
Al centro della messa in scena c’è la solitudine e la sofferenza della Creatura, che pone agli spettatori domande fondamentali sull’esistenza, sull’identità, sulla differenza tra ciò che è normale e ciò che non lo è, attraverso una gigantesca proiezione olografa del viso di Sandro Lombardi, che regala tratti umanissimi e dolenti al vero protagonista della vicenda. Massini è interessato a cogliere il punto di vista della Creatura e per questa via riflettere sui delicati temi della nascita e della morte rispetto ai limiti della scienza, inserendosi nell’attualità del dibattito sulla bioetica.
«Per Massini Frankestein è prima di tutto, almeno così ci è sembrato, un “modello giovanilistico”. Un eroe solitario, novello Prometeo, che cerca con ossessiva determinazione di uscire dalle abitudini e dalle paludi di una confortante morale borghese, nel tentativo di cogliere un nuovo, esaltante segreto da strappare alla vita. (...) Non ha niente dello scienziato pazzo, del mad doctor fantascientifico, lascia da parte ogni istanza robotica, ogni connotazione effettistica, ogni meccanicità artificiosa, per acquistare una sua vivacità sentimentale, romantica e illuministica, sperimentale e deterministica allo stesso tempo. Caratteri che si riflettono in una scrittura densa e generosa, ora piana ora concitata, ora diaristica ora filosofica (quest’ultima affidata alla voce esterna di Sandro Lombardi) e in una scena inclinata dalle belle soluzioni tecniche, tagliata da luci pittoriche e avvolta da suggestivi effetti ottici. Bravi gli interpreti».
«Sogneremo a lungo il volto radiografato e la voce profonda di un intenso e altro Sandro Lombardi che anima in effigie la Creatura, il corpo "rubato a infiniti altri" che racconta la storia del suo creatore Victor, scienziato cui deve il titolo, il Frankenstein scritto e diretto da Stefano Massini, prodotto dal Metastasio. Penetrante, il rovescio di senso dal libro della Shelley, con l'ansimare (da installazione video) d'un mistero della solitudine, mentre le umane vicende del "plasmatore" (Daniele Bonaiuti) sono un'odissea romanzata».