Scritta per il Festival di Salisburgo del 1972, L'ignorante e il folle è la seconda pièce creata da Thomas Bernhard e trova il proprio tema nel teatro, mirando ad analizzare certi aspetti dell'opera da lui più amata, Il flauto magico, e ad attaccarne il culto. Ne è infatti protagonista la Regina della notte, o meglio un "soprano di coloratura" che a interpretarne la figura ha dedicato la sua vita, riducendosi a un automa, schiava delle tournée nei templi della lirica, un oggetto da mettere in mostra, un simbolo condizionato dalle ferree regole del palcoscenico, ormai ignara di ogni idea creativa dell'arte. Ad analizzarne e metterne in discussione la figura, contesi tra l'entusiasmo e l'ansia distruttiva si alternano un padre ignorante e semicieco, che idolatra la cantante senza nome e vive del suo canto, e un professore di medicina, che non smette di cospargere le analisi mozartiane con appassionate dissertazioni sui diversi tipi di autopsia.
Ora è questa immagine nevrotica, portata al successo da Bruno Ganz, a porsi al centro dello spettacolo che Ferdinando Bruni ha allestito, insieme a Francesco Frongia, per Teatridithalia, interpretandone anche con esaltato sarcasmo la parte col gusto dell'artista che parla di se stesso in parallelismo con il vero oggetto vittima del discorso, ovvero Ida Marinelli, che si raddoppia vivendo le angosce e i fremiti dell'artista prima dell'andata in scena e ci offre pure qualche istante di canto simulato per poi bollarlo con le sue ansie esistenziali. E a fungere da padre, truccato da cieco, c'è Luca Toracca, nelle due scene con lampadario che segnano i due atti: un camerino dallo sfondo rosso per le ansie che precedono la recita e la tavola di un noto ristorante viennese per la dissezione verbale da operare davanti a vetrate da acquario per enormi granchi. Una ricostruzione in cui l'ansia critica dell'autore si specchia nell'ansia dell'interprete, cosciente di parlare prima di tutto di se stesso.