E' amara la filosofia di Thomas Bernhard, la sua ideologia di uno smisurato nichilismo, di un cinismo carico di sarcasmo. E però lo scrittore tedesco continua ad affascinare i teatranti certo anche per la sua raffinatezza linguistica. Come prova questo L'ignorante e il folle (quasi sconosciuto in Italia) da Teatridithalia messo al centro della produzione di quest'anno. All'Elfo con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Testo dove si pone il ribaltamento, e totale, di alcuni valori. L'arte, lascia qui intendere Bernhard, non è la forma suprema dello spirito ma la manifestazione più inutile dell'uomo e la conoscenza non è un fine ma la fine di tutto. Si racconta nei due atti (in verità sproporzionati nella loro costruzione) di una cantante celebre per l'interpretazione della mozartiana Regina della notte.
Siamo nel camerino dell'Opera prima della rappresentazione. Qui il padre dell'artista, quasi cieco e reso ebete dall'alcol, ascolta da un medico e corteggiataore della figlia il dettagliato resoconto di un'autopsia. Il racconto, crudo e brutale ma condotto linguisticamente con estrema abilità, è però solo pretesto per una più profonda analisi: quella del singolare rapporto che lega l'anziano genitore, in preda all'angoscia di essere abbandonato, alla figlia famosa e acclamata. Ma proprio quest'ultima, pur essendo all'apice del successo, rivelerà la sua decisione di abbandonare definitivamente il teatro per sfuggire alla saturazione, alla nausea dell'inutile ripetizione della troppo ripetuta perfezione.
E' L'ignorante e il folle di Bernhard un'opera che richiede uno spettatore provveduto, capace di andare al di là di ciò che viene concretamente rappresentato. E che proprio per questo i registi affrontano creando un clima di grande eleganza, quasi di favola stregata. Gli attori a loro volta cimentandosi in una interpretazione di alta classe. Ida Marinelli, qui al meglio della sua arte, regalandoci con mimica eccellente un ritratto di cantante sulla via del tramonto degno di una vecchia diva di Hollywood. Ferdinando Bruni a sua volta a dare al dottore una sottile ironia drammatica che contagia lo spettatore.