Per riscoprire a pieno la bravura intimidatoria, il sarcasmo intellettuale, la lusinga da commediante e l'ubiquità contemporanea di Elio De Capitani, co-fondatore della Compagnia dell'Elfo quasi 35 anni fa e recente volto-chiave nel Caimano di Moretti, ci voleva l'unica pièce scritta da Amelie Nothomb, Les Combustibles, tradotta Libri da ardere, ospite a Roma de Le Vie dei Festival.
Spettacolo serrato e ammonitore, neanche fantascientifico nel suo ipotizzare un misto di guerra, assedio e freddo che induce un prof di lettere, il suo collaboratore e la sua allieva-amante a ridursi (con varie resistenze) ad alimentare la stufa del docente coi volumi di un'ampia libreria, il lavoro non ha la valenza etica di Fahrenheit 451 ma tratta di sopravvivenza o estinzione del linguaggio, provoca dispute sulla qualità o nullità dei generi da dare alle fiamme. Provoca soprattutto un terremoto nei rapporti culturali, gerarchici e sessuali del terzetto.
De Capitani è superbo nell'irrazionalità del cinquantenne che seduce la ragazza (la matura Elena Russo Arman) dell'altro (il formale Corrado Accordino). Un bel Cechov dell'est di oggi.