Alle volte è bene dirlo subito e senza mezzi termini: questo è uno spettacolo da non perdere. Si tratta di «Happy family». Inserito nell’ambito del progetto «Prime Opere» è, dunque, frutto di un esordiente (anche se nulla lo lascia intendere), Alessandro Genovesi, e bene ha fatto l’Elfo, che si conferma come una delle realtà teatrali milanesi più vive e interessanti, a dargli spazio. Genovesi è, oltre che autore del testo e regista, anche ottimo interprete di se stesso (o quasi). In scena, per lui, un duplice ruolo: Mac sulle ginocchia, è uno scrittore che digita in tempo reale un romanzo, che altro non è che la commedia stessa. E i suoi personaggi, pirandellianamente, più volte gli si rivolgono per ottenere maggiore spazio, battute migliori e più visibilità. Non solo: con un escamotage nella storia, come Ezio, ci entra davvero e sarà anche lui alla «cena». Un passo indietro: due famiglie, nella Milano di oggi, incrociano i destini a causa dei figli quindicenni, Anna (Marta Iagatti) e Filippo (Manuela De Meno en travesti) che hanno deciso di sposarsi mettendo in crisi (ulteriormente) i loro genitori. E così tra padri che si fanno le canne, madri nevrotiche, malati di cancro e nonne con l’alzheimer, va in scena la commedia delle paure e delle nevrosi dell’oggi dove l’amore permea (ma non è) ogni cosa. Nel palco ingigantito dell’Elfo, tutto il cast è da segnalare: a cominciare dall’ottimo Gabriele Calindri (Vincenzo) e dall’«allucinato» Massimilano Speziani, i due papà così diversi da diventare irresistibilmente amici; brave anche le madri Linda Gennai e Debora Zuin e la «nonna Anna» (Corinna Augustoni). Ultima, ma non ultima, la «protagonista» (ruolo che essa stessa rivendica all’autore che poi diverrà il suo amato) Caterina (una ispirata Roberta Rovelli). Tutti bravi, anche il «cane Gianni» che pensa in francese (Jean-Christophe Potvin) e cura il suono.