15 Maggio 2007 delTeatro
HAPPY FAMILY
di Renato Palazzi

Da un giovane attore all’esordio come drammaturgo sarebbe lecito attendersi qualche approssimazione, qualche incertezza di scrittura. Invece il trentaquattrenne Alessandro Genovesi, già eccellente protagonista di Prima della partita di Thomas Bernhard al Teatro i, di Finale di Partita all’Out Off nonché interprete sempre pungente di tanti spettacoli al Teatro dell’Elfo, non mostra una sbavatura, un cedimento: il testo di cui è autore e regista, Happy Family, scorre lieve e brillante seppur venato da un sottofondo di sottile dolore, evidenziando una mano decisamente sicura, e una sorprendente coerenza stilistica. Di cosa parla Happy Family di tutto e di niente, verrebbe da dire, dell’amore in primo luogo, o meglio - tema caro a Genovesi – dell’infinita possibilità di incontrarsi, ma anche della famiglia, come il titolo suggerisce, della vita e della morte, delle piccole o grandi nevrosi contemporanee: ci sono due quindicenni che hanno deciso di sposarsi, ci sono i rispettivi genitori che trovandosi per scongiurare l’evento diventano imprevedibilmente amici, c’è un giovane che dopo un incidente in bicicletta si innamora della figliastra dell’investitrice, c’è un uomo malato di cancro che non riesce a comunicarlo alla moglie e ai figli. Nata per essere un romanzo, la pièce intreccia con apparente casualità le vicende di queste figurette con quelle del loro stesso creatore, che – seduto in proscenio – finge di comporre la sua opera in tempo reale, dialoga pirandellianamente coi personaggi, li lascia liberi di dissentire, commentare, intervenire con buffi cori nell’azione , persino di pretendere modifiche alla parte, finché, pedalando verso il proprio destino, egli a sua volta si mescola definitivamente con loro. La scelta della struttura elastica, fluida, aperta non significa tuttavia che non sia una trama: ma è chiaro che la costruzione della trama non è per lui l’obbiettivo principale. Ciò che ralmente gli sta a cuore, ciò che gli riesce meglio e ne fa davvero un autore-rivelazione è la sua capacità di mettere a fuoco le sfumature dei sentimenti, giocarci con destrezza, di suscitare emozioni per poi abbandonarle e di nuovo riprenderle, passando in un attimo dal divertimento alla commozione più sfacciata, ma con delicatezza, senza quasi che lo spettatore se ne accorga. Nel portare questa materia alla ribalta, Genovesi si dimostra anche un regista attento, capace di dirigere con soave fermezza sia se stesso che i propri compagni di lavoro, tra cui spiccano i bravi Gabriele Calindri, Massimiliano Speziani, Debora Zuin, Linda Gennari.