11 maggio 2007 Liberazione
Domani a Modena debutta “Angels in America”, testo teatrale vincitore del Pulitzer nel 1993
GLI "ANGELI" DI KUSHNER NELL'INFERNO DELL'AIDS
Fino al 13 Maggio al teatro delle Passioni in scena la prima parte della saga (“Si avvicina il millennio”) per la regia di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni
Nella grande Mela le vicende e i conflitti sentimentali di due coppie (una gay segnata dalla malattia e un matrimonio etero), si intrecciano a quelle di un potente avvocato ex travestito
di Sandro Avanzo

1993: l’anno del film Philadelphia di Jonathan Demme e del Premio Pulitzer al testo teatrale di Tony Kushner Angels in America. L’Aids che dal 1981 aveva sconvolto e modificato la vita sessuale dell’intera umanità trovava la massima visibilità nelle differenti espressioni artistiche ma continuava a venir bollato come “morbo dei gay”, nonostante l’impegno dei movimenti omosessuali di tutto il mondo e i loro sforzi per capire come il rischio di contagio non fosse (e non sia) legato alla scelta del partner sessuale, ma al tipo di pratica erotica non protetta messa in atto. In tal chiave provocatoria e “politica”, un po’ rivendicazione e un po’ sfottò, va letto anche il sottotitolo “Fantasia gay su temi nazionali” che Tony Kushner pone sul frontespizio del suo corposo dramma. Fu chiaro da subito che ci si trovava di fronte a un capolavoro, a una pietra miliare della drammaturgia non solo statunitense, «una Divina Commedia per un’età laica e tormentata; un terremoto nel teatro, sconvolgente, terribile e magnifico» come è stata definita dal Sunday Times, e nessuno si stupì che negli anni a quel primo autorevolissimo Pulitzer seguissero altri copiosi riconoscimenti come i Tony Awards del ’93 e ’94 per gli allestimenti teatrali e tra il 2003 e il 2004 ben 5 Golden Globe e 11 Emmy per la trasposizione televisiva di 6 ore diretta da Mike Nichols con Al Pacino, Meryl Streep e Emma Thompson tra i protagonisti (la stessa trasposizione che in questi giorni La7 sta riproponendo di notte nel proprio palinsesto). Lo spettacolo saga si articola in due lunghi capitoli indicati ciascuno con termini evocativi: il primo è “Si avvicina il millennio” e si chiude con la comparsa di un angelo che giustifica il titolo dell’intero lavoro mentre l’altro è battezzato “Perestroika”.

Ora al teatro delle Passioni di Modena vi in scena come coproduzione tre Teatridithalia di Milano e L’Ert dell’Emilia-Romagna la prima delle due parti, mentre l’allestimento della seconda è previsto tra due stagioni. Siamo finalmente al debutto italiano e se si contano gli anni che ci separano da quel lontano 1993 si possono ben dedurre pigrizie, reticenze, pruderie e timori cronici mali della nostra produzione nazionale… Teatri Stabili in testa.

Per esattezza storica va detto che a metà anni ’90 per un paio di sere al Festival di Asti si vide una messa in scena di Si avvicina il millennio ad opera Bedy Moratti-Antonio Piovanelli, ma fu un allestimento molto modesto che non lasciò praticamente traccia se si esclude la pubblicazione del testo per i tipi della Ubu Libri. Giustificata è pertanto l’alta attenzione attuale sul lavoro firmato dalla coppia Elio De Capitani e Ferdinando Bruni nuovamente uniti per una regia. La sfida che sono chiamati a vincere è rendere credibili ed omogenei i vari piani e i diversi linguaggi di cui è composto il dramma di Kushner, là dove si mescolano in un indistricabile unicum barocco quotidianità e situazioni da telenovela, echi shakespeariani, realtà e sogno, vita terrena, ultraterrena e metafisica, spettri e allucinazioni, concretezza del dolore fisico e metafora di un epoca di smarrimento di ideali e ideologie. Dove tra personaggi di fantasia, fantasmi della storia come quello di Ethel Rosenberg (giustiziata nel 1953 in quanto spia sovietica) e figure riprese direttamente dalla realtà come Roy Cohn, il politico segretamente gay che attuò una delle più feroci battaglie omofobe a proprio esclusiva difesa, si muovono angeli che proteggono nessuno ma si rivelano presenze egocentirche, grandiosi narcisisti di matrice holliwoodiana calati nelle vicende della New York anni ’80, ultima Babele wasp borghesi, neri, mormoni, eterosessuali, ebrei, omosessuali dichiarati o “sotterranei”. Da tale magma emergono le vicende sentimentali e i conflitti di due coppie: una omo con il gay malato che rivela al compagno la propria infezione e ne ricava di essere abbandonato alle cure di un infermiere, ex travestito e anche suo ex amante; l’altra coppia, quella etero, composta da un giovane avvocato conservatore integralista e da una casalinga disperata valiumdipendente. Si seguono le indicazioni dell’autore e gli interpreti sono in scena in più ruoli, spesso in modi volutamente paradossali, come nel caso della parte del rabbino Isidor Chemelwitz recitato da un’attrice e non da un attore.