Un paesaggio di devastazione, carri armati e macerie domina la prima e la terza parte del testo, Riva Abbandonata e Paesaggio con Argonauti, costruite per frammenti poetici: “Nelle uniformi della moda di ieri mattina/ La gioventu di oggi Fantasmi/ dei morti della guerra di domani/ CIÒ CHE RESTA PERÒ LO SEMINANO LE BOMBE”. La violenza esplode nella parte centrale dell’opera, Materiale per Medea, in un monologo che la lascia riaffiorare, in un flusso di memoria lacerata, la storia di passione e di morte: per amore del conquistatore greco, la barbara Medea ha tradito la sua gente, ha ucciso il fratello per poi seguire l’eroe in terra straniera: “Ho ucciso e partorito sempre per te” - accusa l’eroina - “E se per celebrare la tua grande vittoria/ sul mio paese sulla mia nazione, vittoria/ che hai strappato solo per il mio tradimento/ tu ti vuoi intrecciare alle tempie un corona/ fatta con le loro budella ebbene sono tuoi/ Il mio patrimonio: le smorfie degli uccisi/ e gli urli degli scorticati...”
Tutti gli orrori della Storia sembra si facciano largo attraverso le parole di Medea e Giasone con una fitta rete di immagini, memorie e citazioni la cui violenza potrebbe sopraffare i personaggi (come in generale l’umanità). Ma, proprio cogliendo i paradossi e le fratture di un destino beffardo e riproponendoli con l’ironia più lucida, l’autore offre, forse, una via d’uscita.
Nello spettacolo di Elio De Capitani le guerre di ieri e di oggi si materializzano in un inusuale “paesaggio scenografico”, che ha ridisegnato lo spazio scenico dell’Elfo, e riecheggiano dal testo nelle suggestioni di una fitta colonna sonora che accosta generi diversi. Il suono avvolge gli spettatori e intreccia citazioni musicali (da Nick Cave ai Kronos Quartet, dagli Einstürzende Neubauten a Jimi Hendrix) e rumori alle parole degli attori, ottenendo effetti spiazzanti e sottolineature irriverenti.
Il progetto dello scenografo Carlo Sala porta il pubblico a “smarrirsi” in un bosco dove risuonano i versi di Riva abbandonata in un concerto di voci maschili e femminili. Un breve percorso lo conduce poi di fronte a un lago dove il canto ancestrale di Francesca Breschi (voce del Quartetto di Giovanna Marini) richiama Medea. Interpretata da Cristina Crippa, la maga ripete riti di vendetta, lottando con Giasone, un’ombra che si sdoppia nelle voci di Cristian Giammarini e Fabiano Fantini. Paesaggio con Argonauti, infine, viene narrato nelle immagini video di infiniti soldati di infinite epoche spediti in infinite conquiste.
Fino a oggi De Capitani aveva affrontato Müller alla radio, (con la regia della Missione, Radio RAI 1999), ma non lo aveva mai messo in scena a teatro, pur essendo uno dei suoi autori di riferimento: “Müller in questi anni è stato soprattutto leggerlo e tornare a leggerlo, un fatto importante ma privato, una devozione domestica. L'urgenza degli eventi degli ultimi anni mi ha reso improcrastinabile il ridare voce a chi ha parlato per tempo, con la sintesi lungimirante di chi sa collegare il prima al poi e l’individuo con la storia, entro quelle poche decine di secoli della nostra corsa alla conquista del mondo. Non sarà semplice parlare con la voce di Müller alle coscienze di oggi, in questo lavoro che dedico a tutti noi, ma specialmente alle persone che ancora offrono ostinatamente il loro tempo alla battaglia contro la guerra infinita, con la disperazione di un "not in my name", che non sembra salvarci dall'essere ciò che la storia ci costringe a essere, per il silenzio che il potere del petrolio da cui dipendiamo ha imposto - con le bombe - alla voce di un grande movimento per la pace”.