Ancora in piedi, la casa di un illustre professore di letteratura ospita, oltre al padrone di casa, Daniel, il suo assistente, e una giovane allieva, amante di turno di Daniel.
La situazione d’emergenza altera brutalmente questo microcosmo: a poco a poco i normali punti di riferimento, non solo le convenzioni formali, ma anche quelle più solide su cui si basava l’esistenza precedente crollano, travolti dal puro desiderio di sopravvivenza, che inverte e modifica ogni rapporto, intellettuale, affettivo, di potere, e stravolge il senso intimo di ogni gesto, di ogni abitudine.
Il freddo domina la scena, con la sua capacità di paralizzare, di annullare ogni desiderio che non sia legato a un pur minimo innalzamento della propria temperatura corporea. È Marina, fragile sotto l’apparente spregiudicatezza, a soffrirne di più, e a proporre per prima l’utilizzo della fornita biblioteca del professore come combustibile.
tra buona e cattiva letteratura. Ma alla fine, giunti all’ultimo romanzo sopravvissuto, non sono più le qualità letterarie ad avere importanza. E il libro rivela tutta la sua valenza simbolica: rappresenta ciò che più identifichiamo con l’umano: il linguaggio, la comunicazione, la capacità di raccontare e ricordare, la voglia di sognare e immaginare insieme ad altri esseri umani. E allora, dopo l’ultima fiammata, non resta che la grande piazza coperta di neve e bersagliata dalle bombe, per aspettare la morte.
Il primo esperimento di una sorta di “messa in scena” di Libri da ardere, unico testo teatrale scritto da Amélie Nothomb, era stato curato da Cristina Crippa in occasione del quarantesimo compleanno della Biblioteca Civica di Monza. Quella semplice lettura scenica aveva avuto un esito ottimo, confermando, se ce ne fosse stato bisogno, la forza sottile di questo testo, resa evidente in modo particolare dalla scelta di tre attori che, per caratteristiche fisiche e qualità interpretative, aderivano con sorprendente naturalezza ai personaggi. In questo nuovo allestimento di Libri da ardere, che debutterà il 4 luglio ad Asti, Cristina Crippa, firmandone una vera e propria regia, naturalmente conferma le scelte degli interpreti: Elio De Capitani, reduce dai successi cinematografici e teatrali per il Caimano e la regia della Medea di Müller, sarà il professore; Elena Russo Arman, la più giovane attrice stabile del Teatro dell’Elfo, già interprete di molti memorabili personaggi (da Roma B. del fassbinderiano I rifiuti, la città e la morte al ragazzino di Giochi di famiglia di Biljana Serblianovic, da Ermia del Sogno di una notte d’estate a Laura di Zoo di vetro), sarà Marina e, infine, Corrado Accordino, attore, regista, drammaturgo (autore di un bellissimo La cosmetica di Amélie, adattamento teatrale di un romanzo di Amélie Nothomb, Cosmetica del nemico) sarà Daniel, l’assistente. Completano il cast artistico altri due nomi della “tribu” dell’Elfo: Nando Frigerio per le luci e Jean-Christophe Potvin per il suono.
Figlia di diplomatici, di origine belga, la sua prima patria è stata il Giappone. Salvo scoprire che anche quel paese, amato e diverso, non era per sempre, andava abbandonato. Nuove terre, Bangladesh, Birmania, Stati Uniti. Nuova gente, abitudini, lingue, culture. Un’infanzia e un’adolescenza ricchissime di esperienze, privilegiate per certi aspetti, ma anche molto difficili e traumatiche. La scrittura come porto, aggancio stabile nel rapporto con se stessa e con gli altri. Autrice soprattutto di romanzi, scrive tantissimo, vive attualmente tra la Francia e il Belgio. Pubblica un nuovo romanzo ogni autunno e ogni volta, da tredici anni, è un grosso successo. Una scrittura ironica, lucida, surreale e paradossale, con forti elementi di autobiografia. L’atto dello scrivere e del raccontare è spesso tema alle sue storie, con un gusto teatrale per i finali doppi, le sorprese, i colpi di scena. Negli ultimi romanzi, nell’affrontare i temi più dolorosi e a lei vicini, come è il caso di Dizionario dei nomi propri sull’anoressia, abbandona l’abituale ironia per una partecipazione più profonda. Da molte sue opere sono stati ricavati spettacoli teatrali e film.