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Teatro dell’Elfo dal 12 dicembre 2006 al 14 gennaio 2007
Compagnia Teatro dell'Elfo
La Bottega del caffè
di Rainer Werner Fassbinder da Goldoni
traduzione di Ferdinando Bruni
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
con Elio De Capitani, Alessandro Genovesi, Nicola Russo (dal 27/12 Umberto Petranca), Gabriele Calindri, Fabiano Fantini, Luca Toracca, Corinna Agustoni, Marina Remi, Cristina Crippa
scene e costumi di Carlo Sala
luci di Nando Frigerio
suono di Jean-Christophe Potvin
una produzione TEATRIDITHALIA

La Bottega del caffè, nella versione corrosiva di Fassbinder, ha debuttato nell’ottobre del ’91 segnando il secondo incontro dell’Elfo con l’autore tedesco. Lo spettacolo metteva in scena il testo che Fassbinder aveva scritto nel ’69 per il Teatro Comunale di Brema, ma usandolo liberamente come uno strumento per confrontarsi con la commedia originale, così da riappropriarsi di Goldoni e al contempo rivelarne la portata sulfurea, aggiungere un tassello a una comprensione non mummificata del nostro grande drammaturgo. Questo efficace procedimento di “riscrittura al cubo”, che continua a essere uno dei punti di forza dello spettacolo, si è arricchito dell’esperienza di un confronto diretto con l’arte teatrale di Goldoni, maturata calandosi nel gioco di specchi e di sdoppiamenti dei Gemelli veneziani, che l’Elfo ha allestito nel 2001. Subito salutato da un esito fortunatissimo, La Bottega del caffè è diventata uno dei titoli cult del repertorio della compagnia, che nel corso di questi quindici anni l’ha spesso ripresa, fino a proporne una nuova edizione alla Biennale Teatro lo scorso luglio. A partire dalla scelta di un impianto scenografico dal forte segno espressivo, la Venezia di Goldoni si confonde con altre città d’acqua, Macao e Hong Kong, tra esotismi, cineserie e visioni di un futuro globalizzato. Una combriccola di relitti umani, di parassiti attenti allo spicciolo e infoiati di sesso, si affanna sui pontili traballanti di una città mefitica, per perpetuare il suo mercanteggiare. Il denaro è tutto ciò che rimane e ovunque ci si trovi - bottega, bisca e bordello – impone le sue regole costringendo i personaggi a un ossessivo calcolo per tradurre rapidamente gli zecchini in dollari o lire: somme, capitali, prestiti e bolle speculative che si gonfiano e si sgonfiano in un turbinio di cifre e di parole, degno presupposto per gli scenari della fanta-finanza più attuale.

“Il segreto è stato quello di attenersi al Fassbinder drammaturgo – sottolineano i registi Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani –ma di lasciar perdere le sue intuizioni registiche, riportando la commedia nel suo ambiente originale: la nostra Bottega si svolge in una Venezia laida, cupa, infestata dai ratti; abbiamo portato alle estreme conseguenze quell’idea di città aperta, luogo di frontiera che aveva spinto Fassbinder a situare la pièce in una specie di Las Vegas del Far West. Noi ci siamo resi conto che Venezia era proprio questo, un luogo in cui l’interesse mercantile si trasformava in una spinta a mercificare tutto già nell’epoca di Goldoni. Abbiamo anche recuperato dall’autore veneziano il senso di un linguaggio che ferisce attraverso la cerimonia e diviene immagine di un mondo in cui le buone maniere sono uno schermo per l’aggressione e la cattiveria”.

Il cast in questa edizione è in parte rinnovato, con attori cresciuti in questi anni tra le file dell’Elfo, accanto ai nomi storici della compagnia e ad alcuni interpreti delle precedenti edizioni: Elio De Capitani è un Ridolfo napoletaneggiante, ammantato di pigra insofferenza, Corinna Agustoni una spudorata Lisaura, Cristina Crippa un’energica Placida, moglie del debosciato Leandro, finto conte interpretato da Gabriele Calindri, Luca Toracca è un assatanato biscazziere e Fabiano Fantini un ottuso e cupo servo Trappolo; della generazione dei trentenni vedremo Alessandro Genovesi nel ruolo del sordido Don Marzio, Nicola Russo in quello del nobile impetuoso Leandro, pronto a concedere in uso la moglie, Marina Remi, ingenuotta dall’accento bergamasco.