Teatro Leonardo 9/13 maggio 2006 (tutte le repliche ore 20.45)
CUORE A NUDO
un concerto per Milano
regia di Francesco Frongia
con Ferdinando Bruni e Mauro E. Giovanardi (voci)
e Fabio Barovero (pianoforte e fisarmonica)
e con Paolo Milanesi (tromba)
Lorenzo Corti (chitarra)
una produzione TEATRIDITHALIA
prima nazionale

Un concerto di canzoni e poesia che fa seguito all’esperienza della Costruzione di un amore, spettacolo andato in scena con successo nell’autunno del 2001 al Teatro Portaromana. Allora era la poesia di Pedro Salinas a costituire l’ossatura di un recital sull’amore, ora sono i versi di autori italiani a declinare le varianti di questo sentimento tra le strade, i luoghi e la storia di Milano. Fabio Barovero, Ferdinando Bruni e Mauro Ermanno Giovanardi (Giò), scambiandosi i ruoli e giocando con i generi, danno musica e voce alle parole di poeti e cantautori (da Caproni a Pagliarani, da Franco Loi a Ivan Della Mea), per ricreare “una topografia del cuore“ che è anche un omaggio beffardo e malinconico, a questa città così poco romantica. Con loro in scena anche Paolo Milanesi, che interviene con le note discrete della sua tromba.

Giò, cantante dei La Crus, con tono baritonale e portamento confidenziale da crooner, con sfumature che alternano la nitidezza timbrica al fragile struggimento, all’urlo gentile di un “cuore a nudo”, ci accompagna in questo viaggio musicale insieme a Fabio Barovero, impegnato al pianoforte e alla fisarmonica. Nome noto al pubblico dell’Elfo - era infatti in scena al fianco di Bruni in sdisOrè e ha firmato con Giò le musiche della Tempesta – anche Barovero è compositore e interprete eclettico, oggi autore di colonne sonore, dopo dieci anni con il gruppo Mau Mau e l’esperienza con la Banda Ionica.

Il loro lavoro s’incrocia di nuovo con quello di Ferdinando Bruni, partner ideale che, all’interesse per un teatro di poesia, unisce la voglia di sperimentare a tutto campo vocalità in continua evoluzione e con quello di Francesco Frongia, regista che torna a una forma di spettacolo che gli è particolarmente congeniale (e che definire recital appare riduttivo), in cui la poesia trova con la musica dal vivo il punto di fusione più incandescente.